domenica 28 ottobre 2012

Justice League, con tipo sei mesi di ritardo.

Devo essere onesto: mi sono mangiato le mani per mesi pensando a quando potevo prendere il primo numero della Justice e non l'ho fatto. Davvero. Sarà che con i New 52 tutte le storie DC sembrano più fighe di quanto non siano mai state (ovviamente è un'esagerazione, ma credo si capisca), quindi il gruppo comprendente i più grandi eroi della terra (no, non i vendicatori) emana un'energia incredibile, capace di attrarmi terribilmente. Tra l'altro, sono l'unico tra quelli che conosco ad avere apprezzato tutte e tre le storie, incluso Hawkman. Ah, prima di iniziare devo dire una cosa: il sesto numero di Superman è molto bello, con una storia di Action Comics che interessa e una conclusione del primo ciclo di Superman degna di essere letta. Chiude il tutto Supergirl, che intrattiene a dovere.
Ora, finalmente....è tempo di parlare della Justice League.
Premessa: la Justice League è il supergruppo che comprende gli eroi più famosi della DC, scelta editoriale che all'epoca fece vendere un fottio di copie e che costrinse la Marvel a rispondere con un altro supergruppo, i Vendicatori. Esatto, i Vendicatori: immagino che ormai ogni Marvel Movies Fag sappia chi siano i Vendicatori, per colpa (o per merito?) del film uscito quest'anno.
Dicevo.

giovedì 25 ottobre 2012

Recensione: Luke Cage Noir, conclusione di tutto

Nebbia.
Lentamente, un uomo avanza nell'oscurità. Il suo passo è costante. Ogni volta che il piede tocca terra, una pozzanghera trema. Pure se lui è a Torino e la pozzanghera a New York, ma qui entra tipo in gioco la teoria del caos e a nessuno importa quindi lasciamperderecheèmegliook.
Un mese. Un mese intero di attesa per questo "Luke Cage Noir", volume conclusivo della Marvel Noir, sia da noi che in America. Su internet non ci sono recensioni, opinioni o roba varia: sembra quasi che nessuno se lo sia cagato. Per questo motivo ci tengo a fare bene questa recensione, nei limiti dell'umanità e dello spoiler divino: per poter dire qualcosa totalmente privo di influenze esterne. Non ho letto articoli su questo fumetto, non conosco nessuno che l'abbia letto. Sono solo io contro di lui.
Iniziamo.
Luke Cage è un eroe di colore della Marvel, il primo ad avere avuto una testata sua, facendo guadagnare alla casa delle idee una buona fetta di pubblico in cerca di un eroe con cui identificarsi totalmente.
Ad essere onesti, quando penso a lui non posso non pensare anche a Daniel Rand, ovvero Pugno d'acciaio, in quanto in coppia formano "gli eroi in vendita". Semplicemente, si fanno pagare per fare azioni eroiche.
Il mio dubbio iniziale riguardo a questo fumetto, era principalmente come avrebbero reso i poteri di Luke. Mi  spiego meglio: il suo potere è avere la pelle invulnerabile e una super-forza in grado di competere con altri eroi, sebbene non raggiunga i livelli di Hulk o della Cosa. Da questo punto di vista, la storia rende bene il tutto: Luke picchia la gente, non è potentissimo ma picchia comunque come un treno, e la sua pelle invulnerabile è, come al solito, resa tramite un piccolo giochetto di trama sullo stile degli X-men. Fin qui, quindi, tutto bene.
La storia: Luke esce di prigione dopo dieci anni. Incastrato per aver picchiato un poliziotto (POLIZIA CORROTTA HA FATTO BENE HUE HUE), trova una Harlem totalmente diversa da come l'aveva lasciata, in balia dei malviventi e degli spacciatori. Inoltre, sarà ingaggiato da un tipo bianco (specifico perchè un uomo bianco in quartiere di colore, dice la storia, a quei tempi era stranerrimo) che gli chiederà di trovare l'assassino di sua moglie. Devo essere onesto: dopo aver letto tutti i noir, la storia non mi ha impressionato particolarmente per colpi di scena o complessità. Lineare, si lascia leggere senza troppe incomprensioni e alla fine spiega tutto (a parte un errore assurdo, tipo che in una scena il cadavere di una donna è nudo e in un flashback riguardante la stessa scena è bello che vestito), a differenza di molti noir che lasciavano interrogativi apertissimi e, temo, senza spiegazione fino alla fine dei tempi (coff coff....Wolverine....).
I disegni sono buoni, sebbene mi ricordino un po' troppo quelli di Punisher Noir (che, ricordo, mi  aveva abbastanza deluso da quel punto di vista), i colori sono ben utilizzati (la scena in cui scoppia una cisterna d'acqua mi ha colpito particolarmente per l'utilizzo del blu e del nero, non so come mai) e i dialoghi sono interessanti, senza risultare eccessivamente pesanti (di nuovo: X-men Noir).
Quello su cui vorrei soffermarmi, è il finale. Il finale, cazzo. Il finale si dilunga in un discorso sull'importanza delle leggende, sulla figura degli eroi nell'immaginario collettivo, e su ciò che Luke vuole rappresentare per gli abitanti di Harlem: un simbolo di riscatto. Davvero, in quest'ultima parte ho sentito echi sia di "V per vendetta" che di Devil: "V" per quanto riguarda il concetto di "le idee sono a prova di proiettile", Devil per il ruolo da eroe di quartiere che il Power Man (ndr: il nome con cui si faceva chiamare Cage) rappresenta.
Romantico. Questo finale, con i suoi riferimenti e il suo messaggio, è romantico. Si ricorda con piacere, con commozione. Ispira per la purezza che rappresenta, per le verità che trasmette. Ah, specifico: non è il primo a dire queste cose, eh, però non me lo aspettavo da un "What if?" di questo tipo.
Mano sul cuore, è da leggere. Il canto del cigno del progetto Noir non poteva essere più bello e rappresentativo, sebbene affidato a un personaggio tutto sommato secondario.
Stranamente, sono riuscito a dire tutto ciò che volevo dire, concludendo definitivamente il discorso su questa serie, sulla quale ho già espresso un parere generale.
Nei prossimi articoli, in teoria parlerò del secondo numero di "Pantera Nera: l'uomo senza paura" e dei primi sei numeri della Justice League, memoria permettendo. 
Grazie di avere letto fin qui, un saluto a tutti!
Excelsior!

sabato 20 ottobre 2012

Il musou di one piece: funziona?

Come da titolo, oggi parlerò di "one piece: pirate warriors", titolo nato dalla collaborazione tra Tecmo e Koei. Prima di tutto: è un musou, quindi un gioco sullo stile di Dinasty Warrior, e ciò, stranamente, va bene. Si, dico stranamente perchè, solo un mese fa, ho avuto a che fare con il musou di Kenshiro. Ad ogni partita, il mio cervello iniziava a urlare "Dai, dai che ora ti diverti, aspetta! Immaginatelo come una gigantesca torta di fango che al suo interno custodisce il miele più dolce del mondo!", per poi rendersi conto che al posto del miele hanno messo un veleno per topi così potente da uccidersi da solo. Noioso e legnoso, in poche parole, sebbene realizzato abbastanza bene dal punto di vista narrativo e con la giustissima dose di violenza, che non annoia mai! Detto questo, passiamo a one piece. Tutti, bene o male, conoscono one piece: vuoi per il cartone animato, vuoi per il manga, vuoi per i millemila giochi usciti dedicati a Rubber (Rufy, in originale) e alla sua ciurma di pirati. Credo che buona parte del successo del manga derivi dal fatto che esso rappresenti ciò che tutti noi, in segreto, vorremmo fare nella nostra vita: partire in un'avventura epica insieme ad i nostri più cari amici. Il tutto condito da una dose assurda di humor e battutine varie, che rendono la miscela ottima e divertente. Per la cronaca: dopo il cinquantesimo numero mi ha rotto i coglioni e ora lo leggo per inerzia.
Ma passiamo oltre.
Il gioco è il classico musou fatto di arene e nemici da sconfiggere, oltre ai soliti boss di fine livello. In cosa sta il suo potere? Bhe, per prima cosa, si nota subito come gli intermezzi animati siano fedeli al fumetto: roba da far sbrodolare i fan più accaniti. In secondo luogo, ci sono alcune sezioni del gioco in cui l'azione regolare viene interrotta per lasciare spazio ad eventi caratteristici della storia. Ad esempio, durante la battaglia al Baratie contro Kreek, perderemo il controllo di Rufy per poter affrontare Mihawk usando Zoro.
Nel caso qualcuno non conosca il manga, chiedo scusa per l'uso sconsiderato di tutti questi nomi propri.
Ed è bello, sissignore! Rivivere i punti salienti di una storia che amiamo è sempre divertente, pure se la storia in questione ormai ci ha fracassato le palle a causa di come è stata sfruttata nel corso degli anni.
Per potenziare le varie caratteristiche (attacco, difesa e vita, nulla di particolare) so dovranno collezionare delle monete raffiguranti i personaggi principali dell'opera, che doneranno anche specifici bonus se usati in un determinato modo. Ad esempio, mettendo come monete Zoro, Nami e Chopper, attiveremo l'abilità "Pirati di cappello di paglia", e via dicendo.
Le pecche sono, prima di tutto, l'eccessiva sintesi di alcuni avvenimenti, di cui i fan si accorgeranno senza ombra di dubbio. Esagerando, la saga di Skypea viene a malapena accennata: non ci saranno livelli in cui ci troveremo a combattere contro Eneru o contro gli altri sacerdoti. Oltre ad altri tagli, come la saga di Long Ring Rong Land o quella di Thriller Bark (robetta, proprio...), questa pecca mina sensibilmente la comprensione della storia da parte dei non-fan.
In secondo luogo...mi rendo conto di esagerare dicendo così, ma....manca il sangue. E non serve minimamente durante i combattimenti normali, ma non è possibile guardare Mihawk colpire Zoro con la spada senza lasciargli nulla. Manco la tipica cicatrice. Niente. Zero. Niet. Manco una goccia di sangue giusto per far capire cosa sia appena successo. Giuro, non avevo parole.
A parte queste cose, lo consiglio vivamente: è divertente, intrattiene e cerca di modificare il genere per renderlo più appetibile alla maggior parte del pubblico, senza snaturarne l'essenza.
Chiedo scusa se me la sbologno in questo modo in chiusura, ma non so che altro dire, quindi....
BUONANOTTE A TUTTI GENTE.
E buon sabato, io starò in casa a guardare Shrek 2.

venerdì 12 ottobre 2012

La profezia dell'armadillo: opinione personalerrima


Meraviglioso. Potrei finire qui la recensione, con una sola parola, ma non renderebbe totalmente onore a quest'opera. Iniziamo con: questo libro a fumetti parte nel modo più assurdo possibile, mischiando umorismo in stile Leo Ortolani ad una tragedia.....terribile. Davvero, nelle prime quattro pagine sono riuscito a ridere e a quasi piangere senza rendermene conto. Perché la prima cosa che salta all'occhio leggendo il libro, è la passione con cui è stato fatto tutto. E, secondo il mio parere, un autore che lavora con passione riesce davvero a coinvolgere emotivamente il lettore: precisamente come in questo caso. In generale, dal filone narrativo principale, che vede coinvolti Calcare e il suo amico nella vita quotidiana e nella reazione alla novità. In mezzi, tanti piccoli frammenti di vita comune, con perle di saggezza quasi nascoste in mezzo alla narrazione. Il punto in cui viene spiegata "la filosofia dell'armadillo" è geniale, mi ci sono riconosciuto pienamente. Vorrei davvero riuscire a trovare altre parole più ricercate per esprimere quello che provo, ma non è facile in questo caso: solo leggendo si può capire il talento incredibile di Zerocalcare. Echi di Rat-Man, citazioni dagli anni '80 e '90, i vari "per motivi di privacy, il mio amico/spirito guida avrà le sembianze di..." e sbem, arriva la citazione che non ti aspetti e che ti fa ridere come un idiota. Il tutto alternato a momenti serissimi ed emotivamente pesanti, che dividono quasi l'opera in due parti. I disegni non sono ricercati, affatto, ma rendono benissimo l'atmosfera generale. Non posso dire altro su quest'opera, perché parlarne risulta difficile, avendo molte sfaccettature e richiami alla nostra gioventù (sono più giovane di calcare, ma li ho capiti e apprezzati quasi tutti). Da leggere, assolutamente, non ci sono altre parole, è un must-have per tutti, amanti dei fumetti e non. E chi odia il fumetto italiano, dopo questo si dovrà ricredere: spero vivamente che la carriera di calcare sia lunghissima.

martedì 9 ottobre 2012

Recensione Iron Man noir e la pochezza di X men

Iniziando, una cosa: mi sento il tipico nerd panzone mezzo sdraiato sulla sua sedia, in questo momento, causa cena troppo abbondante. Ma, alla fine, sono queste le bellezze della vita!
Salve a tutti, sono in dirittura d'arrivo con i Marvel Noir, in quanto ormai mi manca solo Luke Cage da leggere! Non sto più nella pelle, davvero...anche se, arrivato a questo punto, posso ormai esprimere, con tutta tranquillità, un giudizio riguardo il progetto complessivo, ma di quello me ne occuperò alla fine dell'articolo. Partiamo con uno dei noir più belli, a mio avviso, di questa testata: Iron Man. Premessa: questo fumetto non è ASSOLUTAMENTE un noir, in quanto non ha nulla che possa ricollegarlo a questo genere. Piuttosto, è un gigantesco tributo a Indiana Jones e a quel filone del cinema d'avventura. Un tributo EGREGIO, davvero! Il volume ci mostra un Tony Stark diverso dal solito, impegnato a cercare una mistica cura alla malattia che lo sta lentamente uccidendo (non ho capito di preciso cosa sia, ma ha a che fare con il suo cuore che non batte e che ha bisogno di essere ricaricato come una batteria) tramite imprese folli e avventure al limite dell'impossibile. Nella sua ricerca, Tony finirà, insieme a Rhodey, Pepper e al capitano Namor, nella leggendaria città di Atlantide per poter recuperare il tridente di oricalco di Nettuno, al fine di usarlo come una batteria illimitata con cui aiutare il mondo (e il suo povero cuore). I nemici, in questo caso, sono il barone Zemo (protagonista di uno dei colpi di scena più EPICI visti nell'intera serie, paragonabile solo alla sorpresona di Devil e X men noir), il barone Von Strucker e Madame Masque. Non proprio i più memorabili, colpo di scena a parte, ma non stonano nel complesso generale, quindi tutto a posto. I disegni sono ottimi, la narrazione pure, la storia intrigante e le varie citazioni messe ad opera d'arte (i giornali in cui appare M.O.D.O.K., il Mandarino rappresentato da un giocattolo...) rendono questo volume tra i più consigliati dell'intera serie e, in generale, super consigliato per tutti.
Ma poteva finire tutto bene? No, ovviamente, no. C'era un altro volume ad aspettarmi.
Il seguito di uno dei miei noir preferiti, il seguito di X-men noir, ovvero: X-men noir, il marchio di cain.
Già dal titolo, onestamente, sentivo puzza di merdata. Però il finale del primo lasciava ben sperare, con Angelo (non Warren, ma l'angelo apparso in dei fumetti vecchi vecchi e su cui so ben poco, scusate l'ignoranza), Ciclope e Logan che si apprestavano ad andare a Madripoor, altro storico luogo della mitologia dei mutanti. Disegnatore e scrittore sono gli stessi del primo volume, e allora dove toppa questo fumetto?
In tutto, a mio avviso. La storia parte dalle premesse più banali di sempre: Cain Marko, il fenomeno, tradisce i nostri "eroi" e li fa rimanere senza più un centesimo. Per cui, trovano uno stratagemma idiota che non ripeterò perchè mi viene odio solo a pensarci che dovrebbe permettergli di scappare. Ovviamente tutto va male, altri tradimenti, colpi di scena patetici, titoli di coda. Che schifo. Ma non è tutto.
Dopo la storia principale, panini, per amore di completezza, ha messo anche la miniserie dedicata ad Arma X, che qui scopriamo essere una persona, non un progetto di qualche tipo. In poche parole: brutta, noiosa e piattissima fino alla fine. Quindi! Questo volume fa totalmente schifo? Cazzo, si. Non ha spunti narrativi decenti, non interessa, non raggiunge lo stupore provocato dal primo volume, non ha colpi di scena VERI, i personaggi secondari sono buttati li a caso ancor più che nel primo capitolo e i protagonisti sono inutili ai fini della trama, eccetto il solito Angelo. Cioè, mi ero illuso di poter vedere più azione con Wolverine, e invece mi ritrovo con l'ennesimo fumetto fatto di pippe mentali sulla tematica "Io sono tuo fratello gemello no aspetta ti trollavo sono sempre io". Pena, pena, pena, pena. Non ho altro da aggiungere. L'unica nota positiva, a mio avviso, è la resa dell'helicarrier shield, qui interpretato come un sottomarino volante o roba simile. Carino ma nulla di più, non salva dal fango un volume condannato in partenza.
Considerazione generale: il progetto Marvel Noir ha fatto bene a chiudere. So che è brutto da dire, ma è la verità. Si nota una generale mancanza di idee, e dove anche le idee ci sono manca lo spazio per poterle sviluppare. Tra piccoli gioiellini ( comeDevil) si nascondono anche troppe storie penose, schifose e inutili, che non fanno altro se non rovinare la reputazione che questa serie poteva essersi creata. In generale, li consiglio quasi tutti solo ai fan in cerca di qualcosa di nuovo. Per il resto fuffa, si possono beatamente risparmiare soldi.
Ultima cosa: finalmente, a breve uscirà il secondo volume di Pantera Nera, impegnato nelle sue mirabolanti avventure a Hell's Kitchen, e ovviamente non vedo l'ora! A breve anche possibili news su Marvel Heroes, se il cielo me lo consente.
Un saluto a tutti!

domenica 7 ottobre 2012

Come rivalutare un eroe.

La prima volta che vidi Superman, credo fosse nel cartone animato che davano su italia 1 al finire degli anni '90. Mi piaceva il concetto di un uomo in grado di fare qualsiasi cosa, in continua lotta contro un pelato e altri mostri assurdi. Sebbene ignorassi il fatto che fossi alieno (avevo sei anni, non era mica colpa mia!), il personaggio mi colpì subito. Poi, dopo poco tempo, lo abbandonai. Nella mia mente Superman era un supereroe banale, in grado di fare tutto e che, quindi, di esclusivo non aveva niente: niente problemi, niente limiti. Così, non mi interessai più a lui per moltissimi anni. Poi, la svolta: più o meno nel 2007, credo, mia madre mi regala il volume numero 5 de "i grandissimi di repubblica": La morte di Superman. Per la cronaca, in quella raccolta uscì pure Watchmen, e a saperlo oggi mi mangio le mani e i piedi per non averlo comprato.
Comunque.
La storia introduceva Doomsday, un nemico di pura rabbia, intento a dirigersi verso Metropolis per....beh si, per spaccare tutto, un po' come farebbe Hulk. Un nemico così forte che nemmeno la Justice League riesce a scalfire. Ovviamente, a quel punto, arriva il nostro uomo d'acciaio e inizia il vero scontro, che si conclude nel più impensabile dei modi (titolo del volume a parte, ma è il nome della saga): entrambi i combattenti muoiono. Tra le braccia dell'amata Lois, Kal-El spira per sempre, abbandonando Metropolis e i suoi amici al proprio destino. Davvero, non ci potevo credere: Superman era appena morto davanti ai miei occhi! Questo mi fece totalmente rivalutare il personaggio, da Dio in terra a comune "umano" in grado di morire.
Purtroppo, fu solo un caso che lessi quella storia, in quanto con la sfortunata vita della DC in italia non trovai i fumetti da nessuna parte. Questo fino a maggio 2012, quando uscì il primo numero dei "new 52" dedicato proprio all'uomo d'acciaio. E così, l'amore ricominciò.
Nella mia chiusura mentale, purtroppo, avevo relegato Superman a "personaggio totalmente privo di interesse", continuando invece a leggere quella monnezza astronomica dell'Ultimate Marvel Universe.
Tralasciando la storia dietro a questa manovra commerciale della dc, mi ha fatto molto piacere ritrovare un personaggio abbandonato da anni in una veste nuova e tirato a lucido per l'occasione. Le storie di Superman (SEBBENE siano tutte fondamentalmente uguali per i primi 4 numeri della serie) sono fresche e piacevoli da leggere, sia quelle attuali, in cui lui è già l'affermato eroe di Metropolis, sia quelle iniziali, in cui è ancora un giovanotto arrogante che si prende gioco della polizia ma che fa il proprio dovere di eroe.
Voglio davvero ringraziare Superman, perché leggerlo è come leggere le storie della silver age: un salto nel passato dei comics, in un'epoca in cui le città sono formate da grattacieli altissimi e sbirluccicanti, e l'umanità non è condannata ad un terribile destino (come sembra ormai di tendenza in moltissimi comics).
Lunga vita alla macchia rossa e blu! (chi capisce la citazione è una brava persona!)

martedì 2 ottobre 2012

Recensione film: Lanterna Verde

Prima recensione di un film ma, come potete vedere, non mi discosto minimamente dal tenore medio del blog.
Film del 2011, per la regia di Martin Campbell, Lanterna Verde è, a mio avviso, il primo vero film della DC atto a introdurre un personaggio sconosciuto alla maggior parte del pubblico. Perchè ammettiamolo, bene o male Batman e Superman li conosciamo tutti.
La trama non è nulla di che: Hal Jordan (Ryan Reynolds) è un pilota di caccia per la Ferris aircraft. Spericolato, cazzone, simpa della compa, manda in malora tutta la compagnia a causa di una stronzata fatta durante una simulazione di volo. Nel frattempo, il mostro uber-malvagio dell'universo, Parallax, torna dalla sua prigionia e inizia la sua vendetta contro il corpo delle lanterne verdi, un gruppo di polizia spaziale in poche parole. Accoppa il tipo che lo aveva imprigionato, la famosa lanterna Abin Sur, che si schianta sulla terra con la sua astronave per cercare un sostituto a cui affidare il proprio anello (l'anello è da dove una lanterna verde prende il suo potere). Ovviamente, a chi andrà all'anello? Ad Hal Jordan. Per carità eh, è fedelissimo al fumetto, non sto dicendo questo! Ma avviene tutto con una banalità quasi irreale. Cioè, vedi un alieno dentro un'astronave e non te rendi conto? Non sei nemmeno minimamente spaventato? Ho capito che sei spavaldo, ma uno che se ne fotte di avere un alieno davanti non è spavaldo, è un coglione. Comunque.
Hal diventa una lanterna, si sbatte per eliminare Parallax tra mille simpatiche peripezie e diventa l'eroe dell'universo. Fine della trama interessante.
Ora, perché questo film, sin dalla prima volta, mi ha fatto cagare? Iniziamo dicendo che tutta la trama, comprese le cose secondarie, è banale. Come disse un recensore su un sito, segue il modello nato dopo lo Spider-man di Sam Raimi: l'eroe prima è un idiota/sfigato, riceve i poteri, subito non li vuole, capisce di doverli usare per salvare il mondo, diventa l'eroe universale. Banale, banale e banale. Potrei fare finta di nulla, ma dopo dieci anni di film fatti in questo modo mi sono un po' stufato, se il mondo permette. Secondo punto: la prima volta che Hal Jordan usa i suoi poteri per salvare qualcuno, crea una pista di macchinine giocattolo con cui dirottare un aereo che nel frattempo aveva piazzato dentro una gigantesca hot wheels. Devo dire altro? Una pista giocattolo in cui mette un aereo dentro una macchinina gigante. Giuro, fino a quel momento il film mi era sembrato senza infamia e senza lode, ma dopo...lo sgomento più totale.
Ultimo punto: il combattimento finale. Di solito ogni combattimento finale ha un suo senso, magari solo farti vedere i poteri dell'eroe, ma questo ne ha proprio poco. Hal usa giusto due boiate, si piglia delle botte gratuite e solo alla fine riesce a capire come battere Parallax. Cioè, si fa tutta la nostra dannata galassia, dalla terra al sole, in cinque minuti scarsi. A che velocità andava? Cioè, doveva essere una velocità folle, e allora per quale motivo non l'ha usata durante il combattimento per evitare tutte le sberle che gli hanno mollato? Misteri della fede. Qualcosa di buono rimane, come Hector, il cattivo "minore" del film, caratterizzato abbastanza da risultare apprezzabile, ma il buono finisce li a mio avviso.
Quindi, in generale, questo film è sulla soglia della sufficienza. Non lo consiglio ai fan, in quanto è una delusione abbastanza grande, ma lo consiglio a tutti gli altri in quanto da un'idea generale del personaggio, in vista del futuro film della justice league. Sempre che non ne facciano un reboot.
Un saluto a tutti!